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Quando scegli la fotografia come lavoro compi un atto di umiltà e onnipotenza insieme.

 

Devi essere umile per penetrare il senso delle cose, degli sguardi; devi scomparire dietro la macchina e divenire uno con l’etereo che sta di là. Che arroganza in questo… Credere di poter diventare l’altro da te. Ma quando quest’operazione riesce, senti che hai restituito l’anima di ciò che hai fotografato a chi te lo ha chiesto. E questo annulla ogni arroganza.
Quando dei professionisti sono accomunati da una simile visione e si raccolgono in un luogo, in una “Zona”, e vi è armonia, vi è ascolto, vi è tecnica e tecnologia, allora crediamo di aver contribuito un po’ all’etica del mondo.
Zona 64 si offre come luogo di fotografia, post-produzione, e tutto quanto gira intorno all’immagine. Luogo libero al quale affidare cose o persone da ritrarre, o da utilizzare come fosse una cassetta degli attrezzi per i propri fini.